La casa è una questione sociale oltre che economica, che incide sulla qualità della vita di migliaia di persone. Famiglie, studenti e lavoratori faticano a trovare soluzioni accessibili, mentre i costi continuano a salire, rendendo città come Bologna sempre più selettive.
Per affrontare l’emergenza abitativa con una visione di lungo periodo, è stato pubblicato il rapporto NextWELFARE – Abitare a Bologna, promosso da Acli, Cisl, Confcooperative ed Emil Banca, con il supporto tecnico della Fondazione Yunus Italia.
Il documento nasce con l’intento di ripensare il tema dell’abitare, grazie alle nuove alleanze tra istituzioni, società civile e terzo settore, come strumento fondamentale per promuovere l’inclusione e rafforzare la coesione sociale, evidenziando alcune proposte elaborate a partire dall’iniziativa di alcune delle voci significative del territorio.
L’abitare come relazione sociale
Negli ultimi anni, l’aumento dei costi abitativi, la scarsità di alloggi a prezzi sostenibili e le locazioni turistiche hanno profondamente cambiato le condizioni abitative a Bologna. La crescente competizione tra residenti e studenti universitari ha accentuato le disuguaglianze, penalizzando soprattutto chi ha risorse limitate.
In questo contesto, garantire il diritto alla casa è una delle sfide urbane più urgenti, che implica restituire all’abitare le caratteristiche di accessibilità, stabilità e dignità. Per farlo, è essenziale superare una visione riduttiva che consideri solo la disponibilità materiale di un’abitazione.
L’abitare è, infatti, anche espressione di una relazione sociale che coinvolge l’ambiente circostante, le istituzioni locali e le reti culturali e sociali.
Il caso di Habitat Bologna
Tra le proposte evidenziate nel report, il caso di Habitat Bologna rappresenta una sperimentazione di cooperazione abitativa orientata alla proprietà individuale, con un forte impatto sociale. L’iniziativa mira a ridurre il costo di accesso alla prima casa per famiglie a reddito medio, eliminando margini di profitto privato e costi accessori.
Un aspetto distintivo è il percorso di ascolto delle preferenze abitative, che porta alla creazione di cooperative-figlie per interventi mirati.
Il progetto assume un valore strategico sul piano urbano proponendosi di rigenerare aree esistenti e realizzare edifici energeticamente efficienti, contribuendo alla transizione ecologica e al contenimento del consumo di suolo.
Tuttavia, la proposta si scontra con limiti normativi e le discriminazioni nell’accesso alle agevolazioni pubbliche, che penalizzano le cooperative a proprietà divisa rispetto a quelle a proprietà indivisa. Per massimizzare il potenziale dell’iniziativa, sono necessari un adeguamento delle politiche pubbliche e nuove forme di partnership istituzionali e finanziarie.
Il patto per l’emergenza abitativa di Acli e Cisl
Un’altra proposta interessante riguarda il recupero delle seconde case nelle aree metropolitane, per ampliare l’offerta abitativa senza consumare nuovo suolo.
La forma del patto per l’emergenza abitativa, in cui coinvolgere proprietari pubblici e privati, promosso da Acli e Cisl, mira a incentivare la locazione a canoni calmierati con garanzie pubbliche contro la morosità e supporti per la riqualificazione energetica e strutturale degli immobili.
L’obiettivo è duplice: da un lato, decomprimere la pressione sul mercato urbano favorendo l’accesso a un alloggio per studenti, giovani lavoratori e famiglie in difficoltà; dall’altro, rafforzare il tessuto sociale e contrastare lo spopolamento delle aree periurbane e dei piccoli centri ben collegati, valorizzando un patrimonio esistente largamente inutilizzato.
Le altre proposte del report
Il report include infine altre proposte innovative, come l’uso della nuda proprietà per favorire l’incontro tra il patrimonio abitativo degli anziani e le nuove famiglie in cerca di casa, il progetto di Renner Italia e CNOS-FAP Emilia-Romagna, che integra formazione, casa e lavoro per l’inclusione dei giovani, e il modello delle foresterie aziendali sviluppato da Lavoropiù.
Appare quindi urgente mobilitare tutte le risorse disponibili sperimentando nuove forme di partenariato pubblico-privato. In quest’ottica, le politiche dell’abitare possono diventare un campo di azione concreta, capace di tradurre il dialogo sociale in soluzioni condivise ed efficaci.