ERS a Bologna e nell’area metropolitana: mappatura, modelli e prospettive

Il seminario

L’11 giugno scorso, presso la Sala dello Zodiaco di Palazzo Malvezzi nel centro storico di Bologna, si è tenuto il seminario pubblico “L’Edilizia Residenziale Sociale nel territorio metropolitano: mappatura e modelli emergenti”, promosso dall’Osservatorio Metropolitano sul Sistema Abitativo

L’incontro è stato l’occasione per presentare e discutere gli esiti della ricerca promossa dalla Città metropolitana di Bologna sull’Edilizia Residenziale Sociale (ERS), con l’obiettivo di approfondire criticità, opportunità e modelli in evoluzione a livello metropolitano. 

Il programma ha visto la partecipazione di rappresentanti istituzionali e accademici, tra cui Sara Accorsi, consigliera metropolitana con delega alle Politiche per l’Abitare; Mattia Fiore, curatore dello studio e ricercatore membro del Centro di Ricerca e Intervento sulle Politiche e i Cittadini dell’Università di Bologna; Carlotta Mozzana, professoressa presso l’Università di Milano-Bicocca; Giulia Angelelli, responsabile dell’Area Politiche per l’Abitare della Regione Emilia-Romagna e Fabrizia Paltrinieri, dirigente del Settore Istruzione e Sviluppo sociale della Città metropolitana. 

La mappatura

Il lavoro di ricerca presentato è stato articolato in più fasi: la prima ha riguardato la puntuale definizione dell’oggetto di studio. 

L’ERS si presenta, infatti, come un insieme eterogeneo e frammentato di interventi, in cui convivono definizioni normative vaghe, riferimenti letterari non sempre coerenti e pratiche molto diverse tra loro. A partire da questa complessità, la ricerca ha chiarito che sono stati presi in considerazione solo gli alloggi in affitto di edilizia agevolata, gli alloggi in affitto da fondi immobiliari con finalità sociali o da enti del terzo settore, comprese le esperienze di cohousing pubblico e le iniziative integrate di riqualificazione abitativa e sociale e, infine, l’ERS promossa dagli strumenti urbanistici. Sono invece rimaste escluse le forme di ERP tradizionale, l’accoglienza transitoria, le soluzioni per l’emergenza abitativa, i condomini sociali, i bonus abitativi, i cohousing privati e le cooperative a proprietà indivisa. 

Dopo questa prima fase, la ricerca ha raccolto dati relativi a tutte le esperienze operative nei 55 comuni della città metropolitana di Bologna, integrando il quadro quantitativo con interviste ai gestori, finalizzate a comprendere i modelli di gestione, e con focus group per la validazione dei risultati e la costruzione di scenari futuri.

Dalla mappatura svolta, il territorio metropolitano conta 1.906 alloggi di Edilizia Residenziale Sociale. Di questi, 1.160 sono localizzati nel Comune di Bologna (pari al 61%) e 746 nei restanti comuni dell’area (39%). 

La gran parte del patrimonio è costituita da alloggi pubblici in locazione (1.089), gestiti in prevalenza da ACER e, in misura minore, da Solaris, Area Blu o direttamente dai Comuni. 

Seguono le unità abitative promosse da fondi immobiliari, 128 in totale, localizzate non solo a Bologna, ma soprattutto nei comuni di Granarolo e Molinella, con formule di affitto a lungo termine finalizzate all’acquisto. 

Ancora più residuali, ma di particolare interesse qualitativo, sono gli alloggi gestiti da enti del terzo settore (52 in tutto, distribuiti tra Bologna e Zola Predosa), che prevedono l’accompagnamento sociale e una gestione integrata. 

Infine, una parte del patrimonio deriva dagli strumenti urbanistici, ovvero dalla quota di edilizia sociale prevista nei piani di trasformazione: un segmento destinato in larga parte alla vendita, ma in cui si sta registrando un progressivo orientamento anche verso la locazione, come dimostrano alcune iniziative in corso promosse dal Comune di Bologna e dai progetti PINQUA.

Analisi dell’offerta e della domanda abitativa

Di fronte a questi numeri, la domanda abitativa nella città metropolitana di Bologna continua a crescere, spinta da dinamiche demografiche, sociali ed economiche che rendono sempre più difficile per molte famiglie trovare soluzioni adeguate. 

In questo contesto, emerge con forza la cosiddetta “fascia grigia”: persone con redditi medio-bassi, escluse sia dal mercato privato, reso inaccessibile dai costi, sia dai meccanismi dell’edilizia pubblica tradizionale. Questa condizione si estende ormai oltre il capoluogo, interessando anche i comuni della prima cintura e le aree produttive, dove il turnover occupazionale ha reso ancora più critica la disponibilità di alloggi in affitto.

L’indagine ha messo in luce forti squilibri nella distribuzione e nella gestione del patrimonio di Edilizia Residenziale Sociale. La maggior parte degli alloggi si concentra nel Comune di Bologna, mentre nei centri più piccoli l’offerta è spesso scarsa o del tutto assente. Solo una parte degli alloggi è gestita con un approccio sociale integrato, prevalentemente da enti del terzo settore, mentre la maggioranza continua a essere legata a modelli tradizionali e rigidi, spesso frutto di vecchi accordi, che non prevedono forme di accompagnamento o sostegno all’autonomia abitativa. 

Proprio su questo punto ha insistito anche la professoressa Carlotta Mozzana dell’Università di Milano-Bicocca. La vulnerabilità abitativa, ha sottolineato, non è più circoscritta alle fasce marginali, ma riguarda un numero crescente di cittadini esclusi dai canali canonici del welfare. L’abitare sociale, in questa prospettiva, non può più limitarsi all’erogazione di alloggi, ma deve farsi carico dei contesti di vita, delle relazioni e dei bisogni complessi che si intrecciano nello spazio urbano. In questo contesto, anche il patrimonio pubblico è chiamato ad interrogarsi sul proprio ruolo, superando modelli gestionali standardizzati e aprendosi a pratiche più flessibili e relazionali. 

Solo adottando un approccio attento ai vissuti e alle reti di prossimità l’ERS potrà trasformarsi in uno strumento reale di inclusione e giustizia abitativa, capace di rispondere in modo strutturale alle sfide delle città contemporanee.

In conclusione, così come sottolineato da Mattia Fiore e da Sara Accorsi, il valore dell’indagine non risiede solo nei dati raccolti, ma anche nella possibilità di disporre oggi di una tipologia condivisa e operativa dell’ERS, utile per orientare politiche pubbliche più efficaci e coordinate grazie anche alla collaborazione tra istituzioni, università, enti gestori e terzo settore, anche in vista del ruolo che assumerà la Fondazione Abitare Bologna nel prossimo periodo. 

Per maggiori dettagli sugli esiti dell’indagine, leggi la news di Città Metropolitana dedicata all’evento.